In occasione della Pasqua nella Pinacoteca dei Musei Vaticani è stata aperta al pubblico la spettacolare esposizione “L’amor di Michelagnolo e la fatica insieme” che mette a confronto gli storici calchi in gesso delle tre Pietà di Michelangelo realizzati tra Ottocento e Novecento, la Pietà Vaticana, la Pietà “Bandini” e la Pietà “Rondanini”, esposizione che sarà ad ingresso gratuito fino al 6 gennaio prossimo.
La mostra arriva a Roma dopo la tappa fiorentina al Museo dell’Opera del Duomo e quella milanese che le ha viste esposte nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale. Come sottolineato da Barbara Jatta Direttore dei Musei Vaticani “La mostra nasce con l’intento di offrire al pubblico dei musei uno spunto di riflessione attraverso le tre commoventi Pietà del grande Maestro fiorentino realizzate al servizio della Fede”.
Il calco della Pietà di San Pietro della Città del Vaticano fu realizzato nel 1975 all’interno del Laboratorio Calchi e Gessi dei Musei Vaticani da Ulderico Grispigni; l’occasione della sua realizzazione giunse in un momento drammatico per la Pietà ovvero l’atto vandalico del 1972 ai danni della scultura, che resero necessaria la preparazione di un nuovo calco.
Il calco della Pietà di Santa Maria del Fiore a Firenze, detta Pietà Bandini, conservato nella collezione della Gipsoteca fiorentina dell’Istituto d’Arte di Porta Romana, risale al 1882 circa e si deve al formatore fiorentino Oronzo Lelli.
Il calco della Pietà Rondanini fu commissionato nel 1953 al formatore milanese Cesare Gariboldi, allo scopo di determinare al meglio e in totale sicurezza, durante le prove di allestimento della statua in marmo, l’ubicazione ideale per la scultura, conservata dal 1952 nel Castello Sforzesco.
Tali esempi raccontano la sensibilità raggiunta dal genio toscano nel corso della sua lunga vita: dal grandioso lavoro giovanile di impronta classicista, fino alla scultura non finita degli ultimi suoi giorni.
Oltre sessant’anni separano la prima Pietà, la Vaticana, dall’ultima, la Rondanini. A quella vaticana Michelangelo mise mano nel 1498, appena ventenne. Il contratto richiedeva esplicitamente “una Vergine Maria vestita con Cristo morto, nudo in braccio”. La scultura sprigiona una bellezza magniloquente, perfetta, in linea con la prima produzione del Maestro toscano. Rispetto al viso della Madonna ritenuto da alcuni troppo giovane, l’artista si difese, all’epoca, affermando che sono proprio la purezza e la santità a preservare gioventù e bellezza.
Sebastiana Gangemi