Don Ferrante passava di grand’ore nel suo studio, dove aveva una raccolta di libri considerabile, poco meno di trecento volumi: tutta roba scelta, tutte opere delle più riputate, in varie materie; in ognuna delle quali era più o meno versato. Nell’astrologia, era tenuto, e con ragione, per più che un dilettante; perché non ne possedeva soltanto quelle nozioni generiche, e quel vocabolario comune, d’influssi, d’aspetti, di congiunzioni; ma sapeva parlare a proposito, e come dalla cattedra, delle dodici case del cielo, de’ circoli massimi, de’ gradi lucidi e tenebrosi, d’esaltazione e di deiezione, di transiti e di rivoluzioni, de’ principi insomma più certi e più reconditi della scienza”.

Ed è proprio alla celebre biblioteca di Don Ferrante descritta da Alessandro Manzoni alla fine del XXVII capitolo de “I Promessi sposi” che è dedicata la mostra “I libri di Don Ferrante nella Biblioteca Ambrosiana” a cura di Marco Ballarini e Massimo Rodella” che rimarrà aperta al pubblico nella Pinacoteca Ambrosiana fino al 12 settembre. La mostra realizzata in occasione dell’anno manzoniano intende ricostruire, per quanto possibile e con il materiale presente nelle collezioni librarie della Biblioteca Ambrosiana la raccolta di volumi Don Ferrante.

La mostra, allestita nelle vetrine delle Sale 2 e 3 della Pinacoteca, si compone di sette sezioni, che spaziano dall’astrologia alla filosofia con Alchabizio e Aristotele, alla storia politica con Machiavelli, fino ad arrivare alla scienza cavalleresca. 

Di quest’ultima, come scrive Manzoni “L’autore però degli autori, nel suo concetto, era il nostro celebre Francesco Birago, con cui si trovò anche, più d’una volta, a dar giudizio sopra casi d’onore; e il quale, dal canto suo, parlava di Don Ferrante in termini di stima particolare. E fin da quando venner fuori i Discorsi Cavallereschi di quell’insigne scrittore, don Ferrante pronosticò, senza esitazione, che quest’opera avrebbe rovinata l’autorità dell’Olevano, e sarebbe rimasta, insieme con l’altre sue nobili sorelle, come codice di primaria autorità presso ai posteri: profezia, dice l’anonimo, che ognun può vedere come si sia avverata”.  

 

Sebastiana Gangemi

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